La calprotectina è una proteina che lega sostanze come il calcio e lo zinco. Nell’organismo si trova quasi ovunque, ma è presente soprattutto all’interno dei granulociti neutrofili, dei monociti e dei macrofagi. Durante lo svolgimento delle loro funzioni difensive, queste cellule sono in grado di scatenare la risposta infiammatoria nei confronti di agenti estranei pericolosi.
La calprotectina può essere utilizzata come indicatore di infiammazione nei casi di malattie intestinali croniche, alcune infezioni di origine batterica o tumori dell’apparato digerente.

Si tratta di una proteina con attività batteriostatica e micostatica paragonabile a quella degli antibiotici: per questo l’abbondanza di calprotectina nei granulociti neutrofili e la sua attività antimicrobica ne suggeriscono un ruolo rilevante nelle funzioni difensive dell’organismo.

La presenza di calprotectina è stata riscontrata in diversi materiali biologici umani: nel siero, nella saliva, nel liquido cerebrospinale e nelle urine. E’ tuttavia il dosaggio della calprotectina presente nelle feci a offrire i maggiori  vantaggi nella valutazione del grado di infiammazione dell’intestino: la calprotectina infatti è una proteina estremamente stabile nelle feci, dove rimane inalterata anche per più di 7 giorni. 

In presenza di processi infiammatori, la calprotectina viene rilasciata a seguito della granulazione dei granulociti neutrofili. Nel caso di un’infiammazione dell’intestino, la calprotectina può essere rilevata nelle feci. Il dosaggio fecale è l’unico che può fornire indicazioni dirette sulla localizzazione dell’infiammazione, mentre il dosaggio nel siero o nel plasma evidenzia uno stato di infiammazione che può essere localizzato ovunque.

PERCHE’ SI MISURA?
Dal momento che i processi flogistici si accompagnano tipicamente a un accumulo di leucociti neutrofili e di macrofagi nei tessuti infiammati, la calprotectina può essere utilizzata come marker indiretto di infiammazione. Infatti, per quanto esposto, i livelli di calprotectina nel plasma tendono ad aumentare in maniera aspecifica in corrispondenza di fenomeni infiammatori. Similmente, nelle malattie flogistiche intestinali, la concentrazione di calprotectina nelle feci si eleva nettamente rispetto alla norma.

L’aumento della concentrazione della calprotectina nelle feci è una conseguenza diretta della granulazione dei neutrofili a seguito di un danno della mucosa. Il dosaggio della calprotectina nelle feci offre notevoli vantaggi nella valutazione dell’infiammazione  dell’intestino. Nei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali, che sono indicate internazionalmente con  IBD (Inflammatory Bowel Disease) e comprendono la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e le cosiddette “coliti indeterminate”, il livello di calprotectina è infatti generalmente molto elevato. Nei soggetti affetti da Sindrome dell’Intestino Irritabile, indicata internazionalmente con IBS (Inflammatory Bowel Syndrome), il livello di calprotectina è invece  decisamente inferiore a quello riscontrato nei pazienti con malattia attiva, talvolta superiore al limite di riferimento ma, in ogni caso, sempre superiore a quello riscontrato nei soggetti sani.